Niente come una pandemia chiarisce la differenza tra benessere e salute. Mentre il nostro sistema sanitario stava arrancando, la cura di sé non è mai stata così importante. Mentre mancavano i letti in terapia intensiva abbiamo reso introvabili i manubri e i tappetini da Decathlon, mica solo il lievito. Perché abbiamo impiegato più tempo possibile per cercare di far star bene il corpo quando fuori niente andava bene?

La quarantena è diventata un’opportunità per il business del benessere e sì, bisognava essere produttivi anche con il self-care. Via di completini colorati per fare ginnastica in salotto, corsi di yoga e di meditazione online prima dello smartworking, perché vorrai mica dormire?

Gli influencer ci hanno spacciato tute e pigiami carissimi per essere chic anche in casa e, finalmente, abbiamo avuto il tempo di usare tutte quelle creme e impacchi di cui abbiamo sempre sentito parlare ma che non abbiamo mai applicato perché, nella vita reale, la skincare viene dopo il caffè, le call, il commercialista, la caldaia, la vicina che urla al telefono…

Sembra una follia, ma non è poi così sbagliato ingurgitare beveroni con la spirulina se questo ci fa stare bene, men che meno avere una pelle favolosa grazie ai prodotti coreani comprati con un codice sconto ma, visto che non siamo diventati migliori, siamo almeno più tonici, idratati, rilassati?

Ho intervistato 10 persone che hanno età diverse, lavorano in ambiti eterogenei in città italiane e straniere e, proprio per questo Volume #14 di Cosissime Beauty, ci hanno aperto il cuore e il beauty case.

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